Italia leader nella raccolta olio usato

Oli minerali usati: il Conou rende noti i dati del 2017. Secondo il Conou sono 182.000 le tonnellate di olio minerale usato raccolto e rigenerato nel 2017 in Italia. Circa il 3,5% rispetto al 2016.    Italia leader nella raccolta degli oli usati. A rilevarlo è il Conou, il Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, già Consorzio obbligatorio degli Oli Usati, che ha reso noti i dati per il 2017.

Sono state raccolte 182.252 tonnellate di olio lubrificante, ovvero il 45,2% del totale immesso al consumo in Italia. Questo dato equivale al 99% del potenziale, tenendo presente che più del 50% degli oli si consuma durante l'uso dei motori delle automobili e nei macchinari industriali.Le tonnellate raccolte nel 2016 si erano fermate a 177.000 e l'aumento del 3,5% del 2017 significa molto in termini di salvaguardia ambientale: infatti queste 5.000 tonnellate, se fossero state riversate in acqua, avrebbero potuto inquinare una superficie pari a 25 volte il Lago di Garda.Il 98% degli oli usati raccolti è stato conferito alle imprese di rigenerazione operanti all'interno del Consorzio per produrre nuove basi lubrificanti, una percentuale record che rafforza il primato europeo dell'Italia in questo settore.Come più volte abbiamo detto, l'olio usato è un rifiuto pericoloso. Se smaltito in modo sbagliato o utilizzato impropriamente, potrebbe inquinare. Se riversato nel terreno, esso può penetrare all'interno inquinando la falda acquifera che fornisce sia l'acqua potabile che quella utilizzata in agricoltura. Niente di particolarmente velenoso, ma non certo un bel vedere.Disperso in acqua, galleggia creando una pellicola impermeabile che può ostacolare la circolazione dell'ossigeno a livello di superficie del corpo idrico. Problemi potrebbero derivare anche dalla combustione incontrollata, pratica peraltro molto in disuso, con possibilità di rilasciare nell'atmosfera sostanze inquinanti.Il Consorzio è formato da tutte le aziende che si occupano di oli minerali, da quelle che producono, a quelle che importano o mettono in commercio oli vergini, fino a quelle che recuperano e raccolgono gli oli usati. La gestione è a livello privatistico, anche se nel Consiglio di Amministrazione, due poltrone sono occupate da due ministeri, Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare e Sviluppo Economico.Oltre ad assicurare sull'intero territorio nazionale la raccolta degli oli lubrificanti, destinati all'industria della rigenerazione, il sistema consortile si occupa anche dell'informazione e della sensibilizzazione dell'opinione pubblica su temi inerenti alla gestione e alla pericolosità dei rifiuti.Sono 74 le aziende private che si occupano della raccolta di oli lubrificanti usati. In 34 anni, il Consorzio ha raccolto ben 5,7 milioni di tonnellate, di cui almeno 5 avviate alla rigenerazione. I concessionari e i raccoglitori indipendenti sono dotati di certificazione di qualità ISO 9001 e di quella ambientale ISO 14001, autorizzati a raccogliere gli oli usati presso i detentori, ovvero stazioni di servizio, industrie, autoriparatori, isole ecologiche e non solo.Gli oli usati, una volta stoccati nei depositi, vengono sottoposti ad analisi per denerminarne caratteristiche e soprattutto modalità di smaltimento. La raccolta è gratuita e i costi sostenuti dai raccoglitori sono coperti dal Consorzio, il quale fornisce un corrispettivo economico alle imprese di rigenerazione per consentire loro di rivendere l'olio rigenerato a prezzi di mercato.Secondo le normative, l'olio lubrificante raccolto viene avviato prioritariamente al riciclo: ovvero viene rigenerato per produrre basi lubrificanti (anche se questa pratica è al limite con il riutilizzo, vedi Le 5 erre, ovvero le categorie energetiche del riuso). Se la rigenerazione è impossibile causa vincoli tecnici, economici e organizzativi, si passa all'uso come combustibile, ovvero utilizzare gli oli usati non rigenerabili in impianti autorizzati, come i cementifici, che li usano per ottenere energia. Queste lavorazioni raggiungono altissime temperature che neutralizzano la parte inquinante.Se nessuna di queste modalità risulta praticabile, per la natura stessa dell'olio usato raccolto, si passa alla termodistruzione, che elimina definitivamente le sostanze nocive presenti, salvaguardando l'ambiente.Il recupero degli oli usati ha permesso di evitare la produzioni di oli base vergini, consentendo il risparmio di oltre 52 milioni di euro sulle importazioni di greggio, ma anche la generazione di un bilancio ambientale netto positivo.